A volte le cose vanno come non vorremmo e, in questo mondiale, molte cose si sono realizzate contro ogni previsione.
Siamo ad Harrogate, piccola città termale dello Yorkshire vicino a Leeds. E’ questo il palco scenico dove si celebra uno dei mondiali più duri e imprevedibili degli ultimi anni.
Il meteo qui, lo si sa, è molto variabile e, anche in questa occasione, ha deciso di giocare uno dei ruoli da protagonista. Pioggia torrenziale, freddo autunnale e vento oceanico: più che un mondiale di ciclismo, sembra lo scenario di una battaglia epica d’altri tempi!

L’organizzazione è costretta ad accorciare la corsa di circa 20 km a causa delle condizioni meteorologiche avverse: da 284 a 261 km totali. Ci si gioca tutto sulle due salite toste, il Cray e il Butterbubs, e soprattutto sul circuito di 13,8 km da ripetere ben sette volte.
I favoriti sono sempre gli stessi, i più grandi finisseurs e cacciatori di classiche del momento. C’è chi punta tutto sul talento e sulla forza di Mathieu Van Der Poel; chi crede nell’esperienza di Philippe Gilbert e Greg Van Avermaet; chi scommette sulla “pazzia” di Julian Alaphilippe e sulla genialità di Peter Sagan. Alcuni, pochi a dire il vero, credono in Matteo Trentin (già ex-campione europeo a Glasgow nel 2018) e nella nazionale italiana.

La scelta si rivela apparentemente azzeccata: fuga decisiva del campione trentino insieme a Gianni Moscon, a Stefan Küng (Svizzera) e a Mads Pedersen (Danimarca). Ebbene sì, la nazionale italiana è in superiorità numerica e sta comandando magistralmente la corsa. Sembra lo scenario perfetto per un capolavoro azzurro.
Tuttavia, memori del Giro delle Fiandre 2018, dovremmo sapere che, in condizioni avverse e difficili, si trova a suo perfetto agio uno dei giovani corridori più forti e promettenti del gruppo. È un classe ‘95, corre per la Trek-Segafredo e, fatalità, si trova proprio nella fuga che ha resistito alla sfuriata di Van Der Poel.
Si, stiamo parlando di Mads Pedersen!

Il corridore danese, in una normale volata con Matteo Trentin, è spacciato! Ma, lo sappiamo tutti, il mondiale non è, e non sarà mai, una corsa normale. A volte le cose non vanno come vorremmo o, meglio, come dovrebbero andare!
Su 110 di queste volate, il porta colori azzurro ne vincerebbe 109 e anche con grande semplicità. Ma non è questo il giorno; non è questa una di quelle volate.

Quando mancano circa 300 metri al traguardo, tutta una nazione è davanti al televisore con il fiato sospeso in attesa di un segnale, di una mossa decisiva, che valga il mondiale. E, infatti, lo scatto arriva: Matteo Trentin parte deciso, ma forse non troppo.
Sicuramente le forze sono ridotte al lumicino ma probabilmente, allo stesso tempo, è subentrato anche un piccolo senso di superiorità nei confronti dei rivali. Sensazione pienamente comprensibile vista l’assenza dalla volata di tutti i più grandi favoriti.
Lo scatto di Trentin non è sufficiente per spaventare un Mads Pedersen che, come un abile giocatore di poker, si gioca la carta vincente della sua carriera al momento più opportuno: la volata più bella di tutte! Il jolly che lo fa laureare, contro ogni pronostico, campione del mondo su strada davanti allo stesso azzurro e ad uno spettacolare Stefan Küng (Svizzera). La volata che lo consegna alla storia!

Il Mondiale 2019, per l’Italia, vola via tutto d’un tratto in maniera spietata e crudele. Un’intera nazione si era già proiettata festeggiante a vantarsi della maglia iridata per un anno intero, undici anni dopo il trionfo di Alessandro Ballan a Varese. Un’intera nazione che, nonostante una prestazione impeccabile e da protagonista della sua squadra, deve applaudire i rivali più in forma e, forse, più scaltri nel bluffare.
Una rassegna iridata che, comunque, ci vede in mezzo all’albo dei vincitori grazie ad Antonio Tiberi, a Samuele Battistella e a Filippo Ganna. Sicuramente non un fallimento; anzi, c’è un futuro per il ciclismo italiano. Tuttavia, la volata mancata di Trentin lascia una ferita aperta che, siamo sicuri, verrà presto risanata!
Perché, a volte, le cose vanno come non vorremmo; ma altrettanto spesso l’impegno e la perseveranza sono le uniche cose che, alla lunga, pagano.
0 commenti su “Una ferita aperta”