E’ con grandissimo piacere ed onore che vi proponiamo oggi un’intervista di assoluto rilievo nel mondo di ciclismo: oggi, infatti, Giacomo Pellizzari ci racconterà un po di se stesso e del suo rapporto col ciclismo. Per chi di voi non lo conoscesse, Giacomo, oltre ad essere un consulente di comunicazione, è anche uno dei giornalisti di ciclismo più bravi e capaci di tutto il movimento giornalistico italiano. Dalla sua favolosa penna sono usciti libri del calibro di: “Storia e geografia del Giro d’Italia” (Utet 2017), “Il carattere del ciclista” (Utet 2016) e “Ma chi te lo fa fare?” (Fabbri 2014), che sono stati capaci di riscuotere un grande successo sia Italia che all’estero (Germania).

È stato direttore editoriale di Bike Channel, canale di Sky dedicato al mondo delle due ruote. Scrive per Cyclist Italia, per il portale bicilive.it, oltre a collaborare con Robinson (La Repubblica) e Peloton Magazine (rivista USA); è anche socio di Upcycle, il primo bike cafè restaurant d’Italia. Il suo blog, “Confessioni di un ciclista pericoloso” (ciclistapericoloso.com), è tra i più letti dai cicloamatori. A Giugno di quest’anno uscirà anche il suo nuovo libro intitolato “Gli Italiani al Tour de France” edito da Utet e noi, come sempre non vediamo l’ora di poterlo leggere e recensire. E’ nuovamente con grande onore che vi lasciamo nelle “mani” di Giacomo Pellizzari.
Cosa rappresenta per te il ciclismo e come ti sei appassionato?
Un modo di vedere le cose, non solo uno sport. Una relazione con il mondo. Mi sono appassionato in modo semplice: salendo su una bici un giorno di dieci anni fa.
Se ti dovessi descrivere un tre parole, quali sarebbero?
Difficile: forse “sensibile, cocciuto, e forse un po’ egoista”
Leggendo i tuoi libri si percepisce quello che ti conquista di questo sport: la sua componente leggendaria! Chi è per te il ciclista in assoluto più leggendario della storia?
Sono un pantaniano doc. Non è stato il più forte della storia, ma quello più forte per me. Ne ho assistito in diretta all’ascesa, ai successi, alla caduta. È una parabola unica nella storia.
Nel tuo libro “Il carattere del ciclista”, elenchi i ciclisti più importanti e speciali della storia. A chi ti paragoni per carattere e per personalità?
Sono due i caratteri, per certi versi opposti tra loro, in cui mi identifico di più: Pantani ancora, e Nibali. Quest’ultimo una forza in se stesso, una capacità di resistere e venire fuori alla distanza che in parte, nella vita, sento anche miei.

Come i tuoi idoli, anche tu ti cimenti in qualche sfida in sella alla tua bicicletta. Qual è stata la sfida più dura e bella che hai mai compiuto?
Sinora sicuramente 2: La Granfondo Marmotte, in Francia (quasi 180 km con 5000 metri di dislivello, e Glandon, Galibier e Alpe d’Huez da affrontare) e la Oetztaler in Austria (238 km e 5500 m. di dislivello). Le più emozionanti, le più dure per me. Ma potrei citare anche uno Stelvio affrontato lo stesso giorno da tutti i suoi versanti. Giornata indimenticabile.
E la tua prossima sfida? La Maratona dles Dolomites a Luglio?
Ovviamente, una delle mie preferite in assoluto, soprattutto per i paesaggi (adoro le Dolomiti). Ma soprattutto per quest’ano ho in mente un sogno, che vorrei realizzare a giugno: un brevetto, per entrare a far parte della Confraternita delle 7 Majieurs: 7 colli della leggenda, tra Italia e Francia da percorrere in 48 ore di tempo.
Venendo al ciclismo contemporaneo: cosa ne pensi dell’impresa compiuta da Peter Sagan alla Parigi-Roubaix 2018?
Leggendaria, capace di riscattare una stagione fino a quel momento un po’ deludente, e ottenuta da campione unico. Come i più grandi. Ma una vittoria in parte oscurata da un tragico evento: la morte del giovanissimo Goolaerts. Un fatto che per molti è passato gravemente in secondo piano.
Lo slovacco è, attualmente, il corridore più completo e forte in circolazione? A quale campione del passato si può paragonare (Sempre che sia possibile)?
Sicuramente è tra i più forti, non so se il più forte in assoluto (gli mancano i Grandi Giri e dovrebbe snaturarsi per provare a essere competitivo per la classifica). Non è paragonabile a nessuno, a mio avviso: è unico nel suo genere. Una “Novità” assoluta per questo sport. Per il suo modo di essere, di sdrammatizzare di aver riportato il gioco, la dimensione ludica, laddove lo avevano tolto.
- Storia e Geografia del Giro d’Italia – Utet 2017
Secondo te, visto il percorso del Giro d’Italia 2018 e vista la praticamente totale assenza delle Dolomiti, non vi è il rischio che la corsa rosa perda un po’ di fascino?
Il Giro ha sempre fascino, qualunque sia il percorso. Il protagonista del Giro è il Giro, quasi avesse una personalità sua, che prescinde dalle tappe. A maggio, ogni anno, scende in campo e si prende sempre la scena. Sarà così anche tra poche settimane. Le Dolomiti ci sono sempre, non le sposta nessuno: anche a me mancheranno, ma un’edizione senza non deve essere vista come un sacrilegio.
Un pronostico sulle prossime corse: Liegi, Giro d’Italia, Tour de France, Vuelta e Mondiale di Innsbruck. So che per alcune è presto per parlare, ma chi può essere il vincitore di queste corse leggendarie?
Liegi dico Valverde e Alaphilippe, Giro e Tour è tutto da vedere per la questione Froome, Vuelta è presto, difficile ora fare pronostici (dipende dai due sopra). Certo credo che il nuovo grande delle corse a tappe possa essere Tom Dumoulin. Mondiale dico Nibali (lo sta preparando con meticolosità e cura notevoli, e gli si addice come percorso).

Anche questa volta ci teniamo a ringraziare in maniera speciale il nostro intervistato per l’occasione che ci ha regalato. Giacomo Pellizzari è un grande esperto di ciclismo; oltre ad essere un grande appassionato di questo sport è anche dotato di grande capacità narrative e descrittive che lo rendono molto piacevole da leggere ed ascoltare. Non capita tutti i giorni di poter avere una testimonianza del genere e KmZero ci tiene a sottolineare la gentilezza e la disponibilità Giacomo. Grazie mille ancora!!
A presto per una nuova intervista…